Ritorno nella terra di Piero
Ma la verità è che non esiste un
accesso diretto al reale: in nessuna circostanza della vita noi
possediamo gratuitamente questa chiave, perché tutto, tutto è
celato, tutto è sempre qualcosa e insieme qualcos'altro.
Nino
Bizzarri, classe 1951, è un regista e sceneggiatore italiano. La sua
carriera di cineasta inizia già dal 1974, anno in cui lavora come
assistente di regia di Roberto Rossellini in Anno Uno. Dopo
diversi film (mediometraggi, lungometraggi e documentari) inizia a
realizzare alcuni ritratti di uomini illustri sotto forma di
documentario, tra cui quello del celebre pittore rinascimentale Piero
della Francesca.
Ritorno nella terra di Piero non
è il solito documentario algido in cui si cerca di delineare il
percorso artistico del pittore, piuttosto, si configura come la ricerca
di un dialogo con il mondo e il modo -di narrare- dello stesso,
attraverso una fusione degli elementi costitutivi della poetica di
Piero.
L'attraversamento
dei paesaggi, delle opere, dei deliziosi scorci di Urbino, rendono il
lavoro di Nino Bizzarri un racconto che cerca di immedesimarci
nell'arcano mondo di Piero, attraverso la creazione di una serie di
legami stringenti; un microcosmo in cui le geometrie diventano volontà
di conoscere e immortalare, e il suono della luce, che irrompe blando
nelle stanze abitate dalle sacre conversazioni, sta alla base della
stessa morfologia del mondo.
E' evidente, nell'operare del
regista, un effetto di forte fascinazione dalla pittura di Piero,
l'attrazione da quella narrazione posata ed eloquente che è la
sceneggiatura stessa a definire come taciturna, un silenzio che tuttavia
non può che rimanere impresso nell'esperienza estetica dell'osservatore
(provate a godere per almeno mezzora degli affreschi di Piero con
Storie della Vera Croce nella Chiesa di S. Francesco ad Arezzo).
Illuminante
la scelta di musiche dal forte impatto estatico che ben si sposano con
la narrazione figurata e parlata. Un lavoro che vuole creare un
parallelismo tra due tempi, tra percezione attuale dei dipinti e tempo
della loro lettura originale -quella antica-, non senza ricorrere ad
inquadrature che sembrano rielaborare in chiave cinematografica gli
spunti che, sin dai primordi, la pittura ha saputo fornire alla più
moderna arte cinematografica.